martedì 27 luglio 2010

''OH CAPTAIN, MY CAPTAIN'' - Vale

In quanto compagna di viaggio di Alessia, ogni giorno affronto impavida con lei le avversità e le avventure della vita del viaggiatore: fare la doccia là dove nemmeno l'acqua è pulita, collezionare lividi bluastri causati dai ripetuti calci tirati alle valigie, mangiare fritto tre volte al giorno senza pensare alle conseguenze, non provare ribrezzo per quelli che camminano scalzi in città e soprattutto conoscere gente nuova...e strana.

Mai però avrei pensato di poter un giorno incontrare un personaggio fuoriuscito da un libro di Hemingway e certamente non potevo lasciare che Alessia se lo facesse sfuggire.

Essendo io la 'consorte' stronza della coppia, traccerò qui un delicato ritratto del nostro Capitano preferito.

Salire su una barca a vela che si dirige in mezzo all'Oceano Pacifico mentre il vento la piega a angolo retto sul mare è già abbastanza avventuroso e magari anche divertente, ma solo fino a quando non capisci di essere sola su una nave dove l'equipaggio è formato da quattro ragazzini il più vecchio dei quali ha 23 anni. Ventitré anni....tu che a venticinque ti reputi “coraggiosa” perché sei stata su un aereo della lussuosissima Emirates per 21 ore appena.

Inizia così un'avventura durata due giorni.

Giunti in alto mare continuiamo a ridere (e deridere) mentre per la sesta volta chiediamo al capitano quanti anni ha e riceviamo ovviamente sempre la solita risposta: “I am 23” .

Lui intanto, tra un insulto e una bestemmia, urla ordini allo skipper, si tiene saldo e in equilibrio stretto al suo timone, la pelle bruciata dal sole, vestito con una t-shirt che grazie al sale che ha assorbito potrebbe stare su da sola e con un cappellino di lana in testa che lascia sfuggire un ciuffetto di capelli biondo-marroni così stopposi che quasi non sembrano capelli ma paglia; potrebbero prendere fuoco tanto scotta il sole adesso. Quando si toglie gli occhiali sembra un panda. Ha un'ombra bianca, lunga e unica sugli occhi blu che sono circondati da piccole rughe sottili anche quelle provocate dal sole e dal sale.

E' possente il capitano, braccia grosse, gambe robuste, mascella sporgente e spalle larghe...più di una volta durante il viaggio si riferisce a sé stesso come il Brad Pitt del mare (sic).

La traversata verso le isole dura un'ora e mezza. Arriviamo alle tre del pomeriggio. Lui dà l'ordine di cominciare a bere poi si isola in sottocoperta con lo skipper (non fatevi ingannare dal nome...lo skipper è una bionda alta un metro e settanta con occhi verdissimi e gambe lunghissime e che risulta tanto fuori posto quanto noi su quella barca...almeno finché non comincia a tirare funi e innalzare vele).

Dopo un giorno di scommesse, bestemmie, bevute e prese per il culo finalmente lo inchiodo a prua. Mi racconta di quella volta che il vento era così forte da riuscire a staccare la vernice del nome della sua barca, o di quella volta che durante una tempesta di fulmini il GPS e tutti i sistemi di guida sono saltati mentre lui ancora si trovava a 4 settimane da terra, o di quella volta che un'onda ha spinto lui e la ciurma fino a un gruppo di montagne incastrando la barca tra i pini. Sembra incredibile, vorrei non credergli ma il modo in cui lo racconta mi fa capire che non mente. Per convincermi finalmente mi porta in coperta e mi mostra la carta d'identità. Ha 23 anni. Classe 1987. Figlio di marinai, proprietari di un'azienda di costruzione di navi, naviga da quando aveva 4 anni e a 12 anni ha iniziato a farlo da solo. Vive sul mare e per il mare e quando scende beve per non farsi venire il 'mal di terra' (landsick), per dimenticare che è all'oceano che appartiene e là dovrà sempre tornare.

Mi chiede perché io non riesca ad accettare la sua età. Semplicemente non posso...non posso accettare che un ventitreenne sia il capitano della minuscola barca a vela spersa nell'oceano per due giorni e due notti sulla quale io in questo momento cerco di rimanere senza vomitare l'anima. Mi guarda e ride biascicando qualcosa in Australiano stretto seguito da qualche parolaccia a caso e mi chiede cortesemente di non innamorarmi di lui. Gli rispondo che non c'è assolutamente problema. C'è una luce un po' pazza nei suoi occhi e per un momento sembra davvero avere 23 anni. Grazie al cielo si ricompone subito, almeno abbastanza da farci credere a tutti di essere in buone mani...o no?

Torniamo sani e salvi da questo viaggio che è stato incredibilmente lento e altrettanto veloce. Lui scende a terra e poche ore dopo ci raggiunge al pub dove arriva già ubriaco. E' vestito con la stessa cura di quando era sulla barca ma non porta né il cappello né gli occhiali e l'ombra bianca sugli occhi ora è ancora più evidente. Lo skipper, Rebecca si chiama, indossa un vestitino floreale ed è truccata. Pochi di noi la riconoscono al primo impatto perchè sembra uscita da un film di Hollywood e quando sorride illumina tutti quelli che gli stanno accanto.

Nel giro di poco tempo il nostro capitano, che tanto saldamente riesce a restare fermo su una nave in piena tempesta, viene catapultato fuori dal pub insieme a un amico perché troppo ubriaco persino per continuare a giocare a biliardo. Lo rincontriamo più volte in giro per la città mentre tocca, abbraccia e molesta ogni ragazza o animale che respira e gli attraversa la strada, il tutto rigorosamente di fronte alla sua stupenda ragazza che fa finta di niente. Per un attimo cerco di capirla, ma quando lui si abbassa i pantaloni e mostra il suo sedere pallido a tutto il locale, abbandono ogni logica e comincio a reputare pazza anche lei.

Infine sparisce probabilmente collassato sotto qualche palma dove si risveglierà al mattino. La sua ragazza entra in discoteca dove si dà all'alcol. Noi, io e Alessia, ci guardiamo cercando di capire, cercando di trovare una soluzione logica e giungiamo alla conclusione che gli Australiani sono pazzi, che l'amore è cieco e che il culo del capitano in fondo non era tanto male. Ci dirigiamo verso la nostra camera in silenzio pensando che in fondo ne è valsa la pena, siamo state fortunate, perchè abbiamo incontrato un eroe dei fumetti e ne siamo uscite vive.

Quasi dimenticavo... Non c'è marinaio che si rispetti senza tatuaggio. Il suo gli prende tutta la schiena. Ovviamente. E' colorato di verde, rosso e blu. Lo ha disegnato per lui la nonna di origini giapponesi. C'è scritto 'See' che è il suo cognome. Matt See che suona esattamente come “Sea” (mare). La ciliegina sulla torta. Proprio come il più perfetto dei personaggi di Hemingway . E se non lo vedi non ci credi.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ringraziamo per lo splendido post!!!Ma una foto ce la fate vedere del miiiittttiiiccooo?!?!?!
Vale Raffa

Noeyalin ha detto...

eh appunto....serve prova fotografica! Comunque ben raccontato devo dire...tu ti sei salvata ma io mi sarei un po' innamorata (se non fosse stato per la scena dello strip!)

Cavuccio ha detto...

Skypper juice! voglio le foto dello skypper!
Sembra il compagno di viaggio di Corto Maltese.
O di jack sparrow...
Questa è gente di mare!

Ale ha detto...

ma le foto tolgono tutta la magia!!
Siete sicuri di preferire la realtà alla magia del racconto??

Spazillimiti ha detto...

ossignore che soggetto!!!
tesorina vi penso tanto tanto! Grande vale x il post mitico hahahah ti avrei voluta vedere all'attacco del capitano ;)

Posta un commento